Sono stati depositati il 31 marzo 2010 presso la Corte di Cassazione di Roma i quesiti per i tre referendum che chiedono l’abrogazione di tutte le norme che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati e fatto della risorsa bene comune per eccellenza una merce. Leggi tutto
Il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua insieme a numerose realtà sociali e culturali promuove tre referendum abrogativi delle norme che hanno privatizzato l’acqua per rendere possibile qui ed ora la gestione pubblica di questo bene comune. Sosterranno tale iniziativa anche diverse forze politiche.
Sullo stop alle politiche di privatizzazione e sulla necessità di una forte, radicata e diffusa campagna nazionale, un vastissimo fronte in queste settimane si è aggregato al Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua: dalle associazioni dei consumatori alle associazioni ambientaliste, dal mondo cattolico e religioso al popolo viola, dai movimenti sociali al mondo sindacale, alle forze politiche.Il costituendo Comitato Promotore
Tutte e tutti insieme abbiamo deciso di lanciare a partire dal prossimo mese di aprile, una grande campagna di raccolta firme per la promozione di tre quesiti referendari.
Leggi la relazione introduttiva ai quesiti referendari
Quesito referendario n. 1: "volete voi che sia abrogato l’art.23 bis L. 133/08 così come modificato dall’art. 15 L. 166/09. Leggi tutto
Quesito referendario n. 2: "volete voi che sia abrogato l’art. 150 del D.lgs 152/06 (c.d. Decreto Ambientale). Leggi tutto
Quesito referendario n. 3: "volete voi che sia abrogato l’art. 154 del D.lgs 152/06 (c.d. Decreto Ambientale). Leggi tutto
Care/i,
in allegato e al seguente link (http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article7196) la versione definitiva della relazione introduttiva ai quesiti referendari che è stata predisposta da Gaetano Azzariti, Gianni Ferrara, Alberto Lucarelli, Luca Nivarra, Ugo Mattei, Stefano Rodotà.
Questo sarà certamente anche un utile strumento da utilizzare con i nostri interlocutori per spiegare le motivazioni che ci hanno spinto ad intraprendere la strada referendaria e l'impostazione del referendum.
Un saluto.
Paolo
COMUNICATO STAMPA SULLA SCUOLA
La scuola pubblica è sotto un continuo e sistematico attacco da parte del governo attraverso una riorganizzazione della struttura didattica e formativa che penalizza la formazione delle giovani generazioni; attraverso tagli pesanti negli stanziamenti e, buon ultimo ma altrettanto grave, il mancato trasferimento alle scuole dei crediti che esse vantano nei confronti dello Stato, relativi agli anni precedenti.
Gli istituti si trovano in situazioni sempre più difficili: non sono in grado di dare risposte e informazioni certe alle famiglie sulla propria offerta formativa nel momento delicato delle iscrizioni; sono costretti a chiedere contributi ai genitori per le esigenze quotidiane di funzionamento; si trovano a non poter nominare i supplenti con conseguenti sospensioni e riduzioni dell’attività didattica.
Condanniamo fortemente le scelte governative nell'ambito della politica scolastica, decise a tutto vantaggio della privatizzazione della formazione e con l'obiettivo di creare barriere sociali e culturali di antica memoria.
Il governo sta stravolgendo il dettato costituzionale sulla pubblica istruzione e invitiamo pertanto insegnanti, genitori e studenti a mobilitarsi e a unirsi insieme a quelle forze sociali e politiche che stanno già battendosi, chi tra i cittadini e chi nelle aule parlamentari, per fermare l'azione dissennata del Governo.
In Regione Lombardia il governatore Formigoni non alza un dito per difendere le scuole pubbliche del suo territorio, e fa scelte di politica scolastica che vanno nella stessa direzione di quelle nazionali. Il mio obiettivo è ripristinare i fondi per il diritto allo studio, rivedendo radicalmente gli strumenti della “dote” e del buono scuola che si sono rivelati iniqui ed inefficaci.
L'appuntamento elettorale di fine marzo va colto per dare un segnale forte e sconfiggere una destra classista, che, tramite la scuola, vuole definire un futuro culturale con barriere di censo.
Roberto Allevi
candidato a consigliere regionale per la lista PD – Penati Presidente
28 febbraio 2010
Oggi, all’inizio dell’anno dedicato dall’ONU alla Biodiversità, si cerca di riaprire un tema che, grazie alla Legge sulla Caccia, approvata con grande maggioranza nel 1992, si riteneva ormai accantonato.
Tra le norme della Legge vigente c’è quella, importantissima, che limita, stando alle indicazioni dell’Unione Europea, il periodo venatorio dai primi di settembre al 31 gennaio.
Ieri, al Senato, nel corso del dibattito per la legge comunitaria - nonostante il parere negativo del Ministero dell’Ambiente, quello dell’Istituto Superiore Per la Ricerca e la Protezione Ambientale, la bocciatura, per ben tre volte, nel 2009, del Governo e di varie Commissioni parlamentari, le proteste di personaggi come il Ministro Michela Brambilla, Dacia Maraini e infine la denuncia di più di 100 associazioni ambientaliste e culturali, contrarie a un’estensione dei termini per l’attività venatoria - l’emendamento proposto dal Senatore Santini (Pdl) ora divenuto articolo n°38, sostenuto dal ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, è passato.
Questa norma tende a ridare alle Regioni (una volta approvata dalla Camera) la possibilità di autorizzare l’attività delle doppiette anche prima di settembre e dopo il 31 gennaio, andando a colpire animali ancora immaturi e uccelli migratori in viaggio verso i siti di riproduzione. Oltre a questo, il 90% dei cittadini che si sono espressi contro l’ampliamento del periodo di caccia, saranno obbligati, in tempo di vacanze, a sopportare le sparatorie dei cacciatori, favoriti oltretutto da un articolo del Codice Civile che autorizza (unico Paese del mondo) ai soli cacciatori a penetrare senza permesso nei terreni altrui.
E poi si considera inaccettabile il fatto che una minoranza di 700.000 persone, circa l’1% della popolazione, possa arrogarsi il diritto - facendo leva su una classe politica più sensibile ai voti che alle esigenze collettive - di disporre a suo piacimento della fauna che la legge definisce “patrimonio indisponibile dello Stato, tutelata nell’interesse della comunità nazionale e internazionale”. A parte i danni che questo provvedimento, se promulgato, arrecherà alle specie che, grazie a una tregua ventennale son tornate a nidificare nel nostro Paese, c’è da aspettarsi che l’Unione Europea, vedendo ignorate le proprie richieste, infligga all’Italia pesanti sanzioni economiche, addossando all’intera popolazione sanzioni di cui solo i cacciatori e i loro sostenitori politici sono in realtà responsabili.
Le Associazioni ambientaliste e culturali che costituiscono il volontariato (ricordo che queste, stando a un recente sondaggio, sono al primo posto tra le varie istituzioni di cui gli italiani hanno più fiducia) dovranno, ancora una volta, movimentarsi con manifestazioni, denunce e costosi ricorsi contro chi, per il proprio interesse, attenta a un patrimonio di tutti. Ma sarà una fatica dura. Anche perché sono alle porte altre indecenti proposte, come la licenza di caccia ai sedicenni